La Grecia, la Cenerentola d’Europa.
Diciamoci la verità: la Grecia ha tantissimi pregi e tantissimi difetti.

Spiagge bianchissime, mare cristallino e caldo, pulito e trasparente più di una piscina. Si mangia benissimo, la gente è accogliente e sorride sempre.

D’altra parte, ha città sporche e caotiche, siti archeologici mal tenuti e soprattutto un randagismo indegno di una nazione europea.

Quando decisi di andare in Grecia, il laconico commento di Cristina fu: ma come ti è venuto in mente?

In effetti, dopo il paradiso dello scorso anno del Battersea Cast and Dogs (potete leggere l’articolo su “Una gattara in vacanza: visita al Battersea Cats and Dogs”), sapevo di rischiare l’infarto.
Sapevo dei branchi di cani semi-selvaggi in giro per il paese, delle mille colonie di gatti trascurate dai nostri cugini greci.

Però, sono andata lo stesso.

Grecia e randagismo.

A onor del vero, c’è da dire che i greci trattano i propri animali, anche quelli domestici, in maniera molto diversa da noi.

Cerco di vedere la cosa con una mente aperta.

Sarà per il clima, ma gli animali, come i loro padroni, stanno fuori per gran parte del giorno, per gran parte dell’anno.

La maggior parte degli animali domestici, però non viene sterilizzata. Quindi, il randagismo non fa che aumentare.
Branchi di cani gironzolano per le strade, soprattutto quelle meno trafficate. Nessun cane che abbia visto, sembrava malato, scodinzolavano giocando tra loro.

Per me, una vista comunque surreale.

Quante volte vi è capitato di vedere tre o quattro cani rincorrere un’autovettura in mezzo di strada, apparentemente per gioco?
Con tutti i rischi che ne derivano. Per tutti.

La Grecia e i gatti.

Anche i gatti domestici, quindi, gironzolano liberamente per le strade del paese, indisturbati. Entrano ed escono dai negozi a loro piacimento. Sulla soglia, si vedono spesso ciotole con acqua o croccantini.

Nei posti turistici, non appena vi sedete a cena (o pranzo), abbassate lo sguardo sui vostri piedi.
Di sicuro ci sarà un musino speranzoso che vi guarda.

Tutti i ristoranti, sono circondati da mici che chiedono cibo agli avventori. Mangiano parecchio, state tranquilli. Sono abituati a mangiare di tutto.

Ma è una vista alla quale noi (in Toscana almeno e comunque nella maggior parte delle regioni italiane), non siamo fortunatamente abituati.

Nella bellissima isola di Elafonissos, abbiamo cenato per due sere di fila in una trattoria molto ruspante (ma molto buona) sul porto.
Per due sere di fila ho preso un souvlaky di pollo per me e uno per la bellissima mammina (con quattro aggressivi cuccioli) che mi fissava da sotto la seggiola. Gradiva parecchio!

Il prezzo di questa libertà, lo si vede ai margini delle strade. E non solo ai margini.
Vi risparmio i dettagli.

In ogni sito archeologico che abbiamo visto, c’era un micio o due o tre, o cinque, che dormiva su una pietra o all’ombra di un albero.

La maggior parte, se ti avvicini, scappa. Sono semiselvatici e non si fidano dell’uomo. Che è una buona cosa.

Alcuni, se richiamati, si avvicinano e si fanno accarezzare.

È il caso di un gattone che dormiva beato in un distributore a Delphi, dopo cena. Lo abbiamo chiamato, si è avvicinato e ci ha guardato con gli occhi a forma di cuore.
Siamo corsi al negozio più vicino e gli abbiamo preso una scatoletta.
L’ha pappata soddisfatto e poi è andato a bere in una ciotola d’acqua accanto alla pompa della benzina.

Era chiaramente un gatto domestico, lasciato libero.

Atene e i gatti.

Sinceramente mi aspettavo che, arrivati nella capitale Atene, la situazione migliorasse.
Invece no.

Per i cani, il distretto di Atene ha un programma di mantenimento e cura. Si riconoscono, i cani tutelati, perché hanno un collare arancione.
Ma sono comunque liberi di vagare ovunque, per la strada, nei giardini, nei parchi.

Per i gatti, niente.

Ma anche qui, il grande cuore delle donne, greche in questo caso, viene in soccorso ai nostri amici baffuti.

Mentre scendevamo le scale di una strada in un quartiere residenziale, abbiamo visto un micio, uno dei tanti.
Dormiva in un giardino e lo abbiamo chiamato. Poi ne abbiamo visto un altro, poi un altro ancora.

Si sono alzati tutti insieme e hanno sceso le scale per andare ad un giardino vicino. Li abbiamo seguiti.

Qui, una signora sui sessant’anni, stava preparando delle ciotole di croccantini.
Immediatamente, si sono materializzati una decina di altri mici.

Le abbiamo chiesto se fossero i suoi, ma lei ha risposto di no, che però se ne prende cura, portando loro cibo due volte al giorno.
La mattina umido e la sera secco, con acqua in abbondanza.

Si trattava di una volontaria!

Ci ha raccontato che i gatti sono stati tutti sterilizzati e che, quando ne arrivano di nuovi, vengono immediatamente sterilizzati anche questi.

Erano tutti mici ben tenuti, domestici e, pare, anche ben tollerati dagli abitanti della zona. Era molto contenta di aver conosciuto altri volontari italiani.

Dopo tutti i randagi visti nel Peloponneso, sono stata decisamente rincuorata.
Anche in Grecia ci sono volontarie che si danno da fare, nonostante l’assenza dello Stato.

So già cosa diranno i più: in Grecia ci sono problemi ben più gravi dei randagi.
Vero.
Ma non è da come tratta i più deboli, che si vede la civiltà di un popolo?

 

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