Non so se a voi capita mai di cercare di indovinare cosa stia pensando il vostro gatto.
A me spesso.
Così come spesso mi fermo a pensare a cosa mi racconterebbero i miei gatti se potessero parlare.

Forse mi farebbero capire che tutte quelle smancerie, quei bacetti o quegli inutili tentativi di infilare loro in gola delle pasticche non sono graditi.

Ma chissà… magari potrebbero raccontarmi del loro passato, della loro mamma e dei loro fratelli, del loro distacco dalla famiglia e della vita da adulti, di quella volta che furono scacciati, perché infastidivano con la loro presenza, o di quando si sono innamorati per la prima volta.

Ecco, se i gatti potessero parlare, vorrei tanto chiedere loro come si sentono, realmente, quando dopo anni di vita in famiglia, sono costretti a cambiare casa – se va bene – o ambiente, finendo in un posto confusionario e pieno di simili, chiamato gattile.

Cosa provano nei confronti di noi umani? Di noi che li amiamo e di quelli che li abbandonano?

Quanto dolore possono percepire i gatti (e loro sono perfettamente in grado di provare sofferenza) che subiscono un distacco e vengono buttati via come un oggetto ormai inutile?

Se i gatti potessero parlare, vorrei chiedere loro quanto male inconsapevolmente creiamo alla loro natura e al loro equilibrio, quando ci accaniamo a spostarli dal loro territorio, a vincolarli alle nostre esigenze, a piegarli ai nostri gusti (anche estetici, se si parla di gatti di razza).

Se i gatti potessero parlare ci farebbero comprendere tanti aspetti della vita animale che presuntuosamente ignoriamo.

Per fortuna i gatti sono dotati di sensi e di comportamenti talmente meravigliosi e perfetti che di parlare non hanno alcun bisogno, specialmente con esseri ottusi come gli umani.