Cari #Cassiopeiers, è arrivato il momento di parlare di cose serie, anzi serissime.

Per tanti motivi che non stiamo qua a spiegare, abbiamo deciso di pubblicare un articolo a settimana per le prossime sette su uno degli argomenti più delicati, ma sottovalutati, nella adozione dei gatti: LA PROCEDURA PER L’INSERIMENTO DI UN NUOVO GATTO.

Noi prepariamo con cura maniacale gli appelli, informiamo al meglio i nostri adottanti, supportiamo in ogni modo i dubbi pre e post adozione, ma spesso gli adottanti si trovano a dover affrontare situazioni nuove e impreviste nell’inserimento di un gatto.

Ecco, con queste piccole “perle”, che non hanno lo scopo di dettare regole di comportamento ma solo di buon senso, vogliamo sintetizzare per voi i comportamenti più ricorrenti che possono insorgere in un gatto adottato da poco, cercando di interpretare cosa possa passare nella testolina del micio e fornendovi gli strumenti per superare brillantemente il disagio.

Lo facciamo per un solo motivo: non intendiamo sostituirci a un ruolo molto più professionale, che è quello del comportamentalista ma, come volontarie viviamo con sdegno, frustrazione e senso di sconfitta la frettolosa riconsegna di un gatto adottato, in quanto non si è immediatamente adeguato ai canoni richiesti dagli adottanti.

Non abbiamo mai incentivato le adozioni in prova o promesso di “riprendere” il micio se fossero insorti problemi.
Per un gatto ogni cambiamento è una fonte di stress e di sofferenza enorme: figuriamoci se il cambiamento consiste nel tornare da una casa a un gattile!
Non forniamo servizi di “cambio merce”, perchè i gatti e gli animali in generale sono creature sensibili e senzienti, che non si comprano, non si restituiscono e non si abbandonano.

Senza SE e senza MA.
Se ci rendiamo disponibili a accogliere un gatto nuovamente fra di noi è solo per evitare che il micio venga piazzato a caso al primo venuto, lasciato in colonia o, peggio, abbandonato per strada.

Quindi se ci è capitato di venire incontro a richieste di “restituzione” (termine orrendo, volutamente scelto) lo abbiamo fatto solo e unicamente per il bene di un micio che non era, per motivi che noi non stiamo nemmeno a sindacare, più accettato.

I 7 problemi più ricorrenti (ognuno di queste condizioni è stata veramente causa di “restituzione”), nel caso di inserimento di un gatto, possono essere :
1)    Il gatto neo adottato è aggressivo con altro gatto residente;
2)    Il gatto neo adottato si nasconde;
3)    Il gatto neo adottato smette di mangiare;
4)    Il gatto neo adottato fa i bisogni fuori della lettiera;
5)    Il gatto neo adottato si strappa il pelo e si gratta in maniera compulsiva;
6)    Il gatto neo adottato è aggressivo con le persone;
7)    Il gatto neo adottato ha i funghi/la rogna.

Iniziamo dall’argomento di oggi, ossia dell’inserimento del gatto in una casa in cui sono presenti uno o più animali già residenti.
Per comodità mi riferirò solo al caso della presenza di altri gatti, ma lo stesso vale se ci sono cani, criceti o pappagalli.

Intanto chiariamo il principio di fondo di tutti e 7 gli articoli. Ogni inserimento richiede TEMPO, PAZIENZA, CALMA.

Quando si adotta un gatto (dal gattile o dalla strada, ma non facciamoci illusioni, anche se lo si “acquista” in un allevamento) deve essere chiaro che stiamo parlando di animali che, per lo più, hanno un passato alle spalle fatto di isolamento, violenze, fame e solitudine.

Come, poi, il singolo gatto elabori questo passato nella sua testa, non possiamo saperlo, esattamente come non siamo in grado di conoscere, nel dettaglio, come il micio possa reagire, una volta inserito in un ambiente domestico, specie con altri gatti.

Questo aspetto non va sottovalutato, cari Cassiopeiers.

Voi come reagireste se uno di quegli umani (si, proprio della stessa specie di quelli che vi hanno preso a sassate o vi hanno scacciato fino al giorno prima) vi catturasse, vi tenesse in gabbia, vi provasse a toccare, vi trasportasse in viaggi interminabili verso un destino che neanche sapete immaginarvi, vi portasse in una di quelle cucce di mattoni, che gli umani chiamano CASA e vi ci facesse trovare dentro un altro gatto, per nulla contento di vedervi?

Ve lo siete mai posto il problema che i gatti che voi adottate non hanno la minima idea di cosa stia loro succedendo? Che quel pezzetto di paradiso che stanno vivendo, dopo anni di indifferenza, se lo sono conquistato coi morsi della fame?
E’ forse comprensibile che possano reagire nelle forme più diverse nel corso dell’inserimento!

Una di queste reazioni potrebbe essere, ad esempio, quella di legarsi morbosamente a quegli umani gentili che (a differenza degli altri) fanno le carezze.
Questo di per sé è ottimo, anche perché le persone apprezzano, sicuramente di più, un gatto coccolone rispetto a uno, inizialmente, diffidente.
Proprio per il suo passato, il nuovo micio potrebbe tendere a diventare possessivo ed esclusivo nei vostri confronti, senza avere gli strumenti per capire che l’altro gatto di casa non è un ostacolo all’amore e all’affetto.
Per cui, oltre che probabile, è anche frequente che, all’inizio, ci sia tensione fra i due gatti, anche con episodi di aggressività.

Ma voi adottanti avete un ruolo preciso, che non è certo quello dello spettatore passivo!

Anzi è proprio con voi che entra in gioco il fattore “T.P.C.” ovvero:
a)    Il TEMPO.
Non si superano i traumi passati in due giorni.
Ci vuole un percorso nel quale il gatto riesca a comprendere che, la vostra, sarà la sua casa definitiva e non una delle tante soste intermedie, fatte fino ad allora.
Quanto tempo può durare l’inserimento? Chi può dirlo…
Dipende da soggetto a soggetto, dall’ambiente in cui si vive, dal carattere degli altri animali in casa.
Un gatto può impiegarci un giorno, una settimana, un mese per ambientarsi e capire che quella è CASA.
b)    la PAZIENZA.
Proprio perché nessuno di noi è il Dr. Dolittle, dobbiamo cercare di interpretare le loro reazioni. Ma occorre non farsi prendere dalla fretta.
Loro (i gatti) sanno spartirsi il territorio e parlare fra sé, capendosi (anche a “zampate”).
Dovete, però, partire dal presupposto che la convivenza è una CONQUISTA, perfino con il gatto più buono del mondo.

Pensateci un attimo: voi stringereste amicizia con il primo venuto, dopo cinque minuti che lo avete conosciuto? Prima dovreste conoscerlo, misurarlo, capire se vi è simpatico. Magari dopo aver avuto il tempo di conoscervi, diventerete amici per la pelle. Oppure vi potrà risultare indifferente o antipatico e, quindi, lo eviterete.
Perché per i mici dovrebbe essere diverso?
c)    la CALMA.
Nel gestire l’inserimento dei gatti dovete, sempre, mantenere la calma, mettere da parte ansia e emotività ed usare la testa. In più, oltre ad ascoltare i consigli che le volontarie vi danno, potete consultare il vostro veterinario di fiducia e/o un esperto comportamentalista sull’argomento.
Tutti vi consiglieranno la stessa condotta: state calmi; se i gatti si azzuffano, divideteli; coccolate sempre il gatto già residente; evitate di fargli vivere la gelosia per il nuovo arrivato; per i primi incontri, siate cauti: fateli vedere da lontano, o fate odorare le copertine l’uno dell’altro.

Vi garantisco che nessun gatto, dopo aver superato l’impatto iniziale, continua ad azzuffarsi per sempre con gli altri simili.
Perché anche il più rissoso capisce che, comunque vada, avrà cibo e coccole.

Ricordate, cari Cassiopeiers, che per una buona adozione non bastano la sola buona volontà e l’amore per gli animali.

Occorrono anche RESPONSABILITA’ e SACRIFICIO.

Alla prossima puntata 🙂